La Nerina è diventata chioccia!
La Nerina è diventata chioccia!
Finalmente, dopo oltre venti uova deposte, la Nerina si è decisa: è diventata chioccia! Devo dire, lo ammetto, che non ci speravo quasi più. La Nerina infatti, oltre ad essere alla sua prima deposizione, è una mezza Polverara... razza certo non nota per le sue capacità di cova. In verità, stando a quanto mi diceva l'allevatore polverarese Francesco Pianta, nelle Polverara è da considerarsi normale se ogni dieci galline una diventa chioccia. E' anche vero che la mamma di nerina non era una Polverara, e soprattutto che il ceppo di Bruno Rossetto conta una percentuale altissima di Polverara chiocce... chissà come mai queste differenze! Forse il caso, forse semplicemnte il Sig. Rossetto ha selezionato i suoi animali anche secondo l'inclinazione a covare, come un tempo accadeva in ogni fattoria. Non lo so. Certo è che ho dovuto trasferire la gallinella... troppo pericoloso il posto dove aveva deposto, e infatti un uovo si era già rotto. L'ho sistemata in un vecchio pollaio, protetta da una gabbia, con una nuova cestina piena di paglia per le uova. L'ho trasferita di notte, per stressarla di meno. E' magnifica! sembra una palla di penne nere, che chioccia e solleva le penne ogni qualvolta allungo una mano per accarezzarne il dorso. Le lascerò anche le uova che avevo per prudenza sistemato in incubatrice... nulla è meglio di mamma chioccia!
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LETTURE AVICOLE
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Coppia di Tacchini Bronzati dei Monti Lessini. Allevatore Marco Toffoli. Coppia di Tacchini Bronzati dei Monti Lessini. Allevatore Marco Toffoli. Tutte le foto sono di Andrea Mangoni
Come ho detto nella presentazione qui a destra, in avicoltura non mi fermo ad apprezzare solo le galline Polverara; il mio interessa spazia un pò in tutto il mondo avicolo, ma in particolar modo vengo attratto da quegli animali che provengono da ceppi riprodotti in allevamenti a carattere familiare da numerose generazioni, che restano fuori dalle logiche del commercio e che sono ben dissimili, spesso, dagli esemplari reperibili nei normali mercati avicoli.
E' così che, durante una mia visita a casa di Marco Toffoli, di Malavicina, utente anche lui come me della community di Cocincina Forum, mi sono innamorato di una razza di Tacchini di piccola mole, dalla colorazione bronzata.

Anche se gli esemplari di Marco provengono dal comprensorio dei Monti Lessini, gli animali sono probabilmente ascrivibili al ceppo del Tacchino Bronzato dei Colli Euganei, simili cioè al Tacchino Bronzato comune ma con più riflessi metallici, maggior dimensione delle caruncole della testa e soprattutto caratterizzati dalla taglia piccola e dalla costituzione estremamente leggera. In effetti, questi tacchini non superano di molto in dimensioni le galline ibride commerciali a doppia attitudine. Anzi, penso che alcune di queste superino agevolmente il peso del maschio adulto di Tacchino! In ogni caso dubito che il maschio adulto superi i 5 chili. Tra le caratteristiche più peculiari del ceppo in questione, spicca anche la pelle, di un giallo paglierino vivissimo, che ricorderebbe perciò l'analoga caratteristica del Tacchino Romagnolo. In effetti mi è spesso capitato di pensare che questo ceppo particolare derivi dall'incrocio di Tacchini Bronzati degli Euganei e di Tacchini Romagnoli... ma le mie idee al proposito lasciano il tempo che trovano. Certo è che le tacchine di questo ceppo sono ottime chiocce, anche in virtù della taglia estremamente leggera, che le rende ottimi madri in grado di non schiacciare per errore uova o pulcini.
Grazie a Marco, ora anche nel mio pollaio razzola una coppia di questi bei volatili. Certo sono ancora giovani, ma il maschio "el fà 'ea rùa", fà la ruota, tutto il giorno, anche se la femmina per ora non sembra dargli troppa soddisfazione. Comunque sia, spero di cuore di vederle sgambettare attorno tanti meravigliosi tacchinotti questa primavera.


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LETTURE AVICOLE
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L'esuberante fioritura dorata del nocciolo L'esuberante fioritura dorata del nocciolo (Corylus avellana). Foto di Andrea Mangoni

Vi dicevo, nelle righe scritte qui a fianco, che sto lavorando per conservare un microhabitat prezioso, quello di alcuni fossati le cui rive alberate rappresentano un autentico rifugio per moltissime specie animali e vegetali. Bene, mi sembra il momento di farvi vedere su cosa sto lavorando!

Ecco la prima delle due rive che sto accudendo amorevolmente. Questo fossato, disposto all'incirca in direzione Nord-Sud, è abbastanza profondo ma non riesce mai a riempirsi adeguatamente d'acqua, a causa della pendenza del terreno. Vi si trovavano salici bianchi (Salix alba), frangola (Frangola alnus), berretta del prete (Euonymus europaeus) e un mare di sanguinella (Cornus sanguinea) e rovo (Rubus sp.). Con gli anni la mia famiglia ha aggiunto numerosi alberelli da frutto (albicocche, prugne, meli, peri, noccioli fichi), di cui attualmente restano solo uno o due esemplari per tipo. L'idea di piantare bambù non si è rivelata, come ci si poteva del resto aspettare, una genialata. Ora come ora occorre estirpare e tagliare, quasi settimanalmente nella bella stagione, tutte le decine di giovani germogli di questa infestante.

Dal canto mio non sono rimasto con le mani in mano. Ho piantato un cespuglio notevole di ligustro (Ligustrum sp.), che in estate sfama farfalle e coleotteri; ho poi aggiunto salice da vimini (Salix viminalis), salicone (Salix caprea), pioppo cipressino (Populus nigra var. italica), biancospino (Crataegus monogyna), acero campestre (Acer campestris) ed alcune pianticelle di farnia (Quercus robur), nate dalle ghiande dell'unico antico esemplare presente nell'arco di alcuni km. Purtroppo la scorsa estate un'esplosione di luppolo (Humulus lupulus) ha soffocato molte delle piante, che sono morte. Quest'anno stroncherò il pericolo sul nascere, in modo da evitare altre perdite. Inoltre proverò a ripiantare il salicone, oltre che la rosa selvatica (Rosa canina) ed il prugnolo (Prunus spinosa).

L'altro fossato è quello mostrato qui a destra, e si sviluppa praticamente perpendicolarmente al primo. Le piante che ne compongono l'ossatura sono principalmente salici bianchi e pioppi (Populus sp.). alcune pianticelle di frangola e biancospino si sono con gli anni insinuate nel dominio di questi giganti verdi. Il fosso è assai poco profondo, e invaso di carici. Tutti i grandi alberi - salici e pioppi, in pratica - sono abitualmente capitozzati, ma di questo vi parlerò in un'altra occasione. E' inutile dire che questi due fossati con le loro alberature sono rifugio per innumerevoli specie animali. Territori di caccia per gufi comuni e ricci, ritrovi riproduttivi per tritoni e rane, rifugio sicuro per merli e cinciallegre... insomma, tutto un intero mondo gira attorno a questi lembi di terra. Datemene modo, e ve li faro conoscere meglio.

...Si ricomincia. Stavolta per il mio blog il cambiamento è radicale: non ha più nemmeno lo stesso indirizzo! Sarà comunque sempre bello poter continuare a condividere emozioni con tutti voi! Ho voluto rendere il blog una "costola" del mio sito. Avevo bisogno di spazi dove postare quel materiale che in Oryctes.com sarebbe risultato difficilmente collocabile, ed un blog rappresentava la soluzione migliore. A presto!

...Dalla mia prima moleskine, un grappolo di cinorrodi di rosa selvatica (Rosa canina) ed il bruco di una Nottua. Ricordi di un inverno che mi sembra davvero lontanissimo...

"Padova, 16/01/2005. Oggi ho raccolto le bacche della Rosa selvatica. Sono bellissime, sembrano piccoli gioielli! grappoli di Ambra rossa traslucida, o strani Rubini a goccia... In questo gruppo una delle bacche iniziava a rinsecchirsi. attorno agli steli c'era un viticcio secco di rampicante (una Brionia? o una Dulcamara?), simile ad una minuscola idra contorta e rinsecchita."

"Camponogara, 18/01/2005. Zia Ida mi ha dato un bicchierino di carta con dentro questo bruco... E' molto bello, con le sue mille sfumature di marrone e di verde. Credo si tratti di un bruco di Noctua, forse N. pronuba. Corrisponderebbe benissimo al fatto che il bruco è svernante. Ho usato nel disegno i due nuovi acquerelli, il verde ed il nero. Non ho resistito poi alla tentazione di aggiungere qualche tratto a inchiostro..."

La rosa e il bruco