Trasformare il proprio giardino in un luogo ospitale per piante ed animali selvatici non è un'utopia, ma la semplice conseguenza di una serie di piccole azioni, molte delle quali non eccessivamente impegnative, che la maggior parte di noi può mettere in pratica senza particolari difficoltà. Ecco quindi un breve elenco di alcuni punti chiave da cui poter partire nel trasformare il proprio giardino in un angolo di natura sotto casaa. Pronti? Via!

  1. La Natura è il modello. Cercate attorno alla vostra città o al vostro paese uno scampolo di natura ancora incontaminata. Può essere la riva di un canale, la siepe lungo la ferrovia abbandonata o qualunque angolo in cui le piante autoctone della vostra zona abbiano ancora presa sicura sul territorio. Anche le vecchie case rurali spesso possono riservare sorprese. Tutti questi luoghi potranno diventare non solo un modello da seguire ma anche una "banca genetica" da cui attingere in parte materiale, sotto forma di semi e talee.

  2. Leggere, leggere e ancora leggere! Internet ed i libri sono fonti preziose di informazioni. Formatevi una buona cultura sulla flora autoctona della vostra zona; spesso le istituzioni rilasciano gratuitamente opuscoli e pubblicazioni su argomenti di stampo naturalistico, che possono essere dei validi aiuti.

  3. Il vostro giardino è già un bosco, solo che ancora non lo sa! Se avete dei dubbi su dove piantare delle nuove essenze, immaginate che il vostro giardino sia già un bosco pieno di alberi ed arbusti; in questo modo quello che vi resta da fare è via via "togliere" con la mente lo spazio da dedicare al prato. Vi sarà più facile progettare un equilibrio nel giardino, così.

  4. Se non potete permettervi alberi, piantate una siepe. Molti persone proprietarie di piccoli giardini non possono permettersi di piantare alberi di alto fusto, anche a causa della necessità di rispettare le distanze dai confinei previste per legge. Non rinunciate però alla presenza di queste specie nel vostro giardino: molti alberi e arbusti, infatti, se educati tramite adeguate potature si prestano bene a formare fitte siepi caduche. Si possono educare a siepe faggio, quercia, acero, nocciolo, prugnolo, biancospino, e tantissime altre specie.

  5. Anche se potete permettervi un albero, piantate lo stesso una siepe! Infatti la valenza ecologica di una siepe è enorme, soprattutto nel caso di una siepe mista, in cui più essenze contribuiscono a formarne la struttura. Nelle campagne molti animali utilizzano le vecchie siepi agricole come dei veri e propri boschi in miniatura, ricavandone cibo e riparo; nei giardini urbani la loro utilità risulta ancora maggiore.

  6. Fornite cibo e riparo, ed il vostro giardino non sarà più vuoto. Specie nella cattiva stagione, aiutate uccelli e piccoli mammiferi a trovare cibo, installando una o più mangiatoie, e nel contempo arricchite il giardino con qualche nido artificiale; molte specie finiranno col "fidelizzarsi" al vostro giardino e vi permarranno tutto l'anno. Con la bella stagione riponete le mangiatoie, perchè risulterebbero più dannose che utili agli animali selvatici.

  7. Utilizzate piante che forniscano cibo agli uccelli. Come ho detto sopra, nella bella stagione le mangiatoie vanno riposte, per lasciar spazio a quelle piante che producono semi o bacche che attirano e sfamano gli uccelli. Oltre a piante selvatiche come evonimo, sambuco e biancospino, non dimenticate di inserire piante che danno frutti commestibili anche per noi, come ciliegio, melo, pero, nocciolo, caki, ecc...

  8. Non dimenticare gli insetti. Questi animali, a dispetto della loro fama generale, sono alla base delle catene alimentari e quindi tra gli elementi più importanti ed utili per un giardino naturale, ove ricoprono numerosissimi ruoli, che vanno da quello di impollinatore a quello di... cibo per altri animali. Per dirne una, la maggior parte degli uccelli utilizza gli insetti come cibo per la prole. Richiamate le specie amanti dei fiori con piante come il ligustro, la lavanda o la buddleja; fate crescere in un angolo soleggiato l'ortica, pianta nutrice dei bruchi di tante farfalle; dedicate un angolo del prato ai fiori selvatici, come centaurea e tarassaco.

  9. Mettete in giardino il tronchetto della felicità. No, non parlo della famosa pianta d'appartamento, ma di un semplice stratagemma per aumentare la biodiversità del vostro giardino. Procuratevi qualche ceppo d'albero (15-30 cm di diametro, 20-40 cm di lunghezza) appartenente ad essenze tipiche della vostra zona (fuorchè piante come robinia e platano), e ammucchiateli in un angolo ombreggiato del giardino: decomponendosi ospiteranno un numero notevole di piccoli invertebrati, che a loro volta attireranno piccoli vertebrati.

  10. Costruite uno stagno. L'acqua è vita, e tanto più lo è in un giardino naturale. Sarebbe meglio non usare uno stagno prefabbricato, ma costruirlo con un telo plastico adeguato. La costruzione di uno stagno fornirà agli uccelli un abbeveratoio e materiale da costruzione per i loro nidi, sotto forma di fango; inoltre, se eviterete di metterci dentro pesci rossi, si potrà popolarsi di tanti animali legati alle acque dolci, come insetti, crostacei e anfibi. Tra i tanti ospiti possibili, le libellule cattureranno la vostra attenzione con i loro voli acrobatici.

Ecco, per oggi è tutto. Questi erano ovviamente solo brevi suggerimenti; di alcuni di essi mi occuperò in maniera più approfondità più avanti. Voi ne avete altri che vorreste vedere aggiunti a questa lista?

Qualche giorno fa, il dott. Alessio Zanon, di Agraria.org, mi ha segnalato alcuni video di una razza avicola davvero molto particolare: la Drenica o Kosova Long Crower. Così, spinto da questa sua... imbeccata, vi voglio parlare proprio di questi polli. Si tratta di una razza molto particolare, per due motivi.

  • Primo, la sua somiglianza con l'italianissima Polverara;
  • Secondo, il canto "smisurato" dei suoi galli: fino a 58 secondi!!

L'aspetto fisico è quello di un pollo di media taglia, dal mantello nero, con un ciuffo ad elmo sul capo (proprio come la Polverara). Privi di barba e favoriti, questi polli mostrano dei bei bargigli penduli rosso acceso (come del resto gli orecchioni). I tarsi sono verdi, il becco giallo, gli occhi rossi o molto scuri. I maschi raggiungerebbero pesi compresi tra i 2 ed i 3 Kg, mentre le femmine si attesterebbero su valori inferiori ai 2 Kg (fonte: Feathersite).

Come ho potuto apprendere dal sito di Longtailfowl.com e dalla testimonianza del sig. Salih Morina, la Drenica è una razza proveniente dall'omonima regione del Kosovo, in particolar modo da villaggi come Polac, Terstenik e Drenas. Queste zone rurali, però, hanno visto buona parte della propria popolazione emigrare verso le città in cerca di lavoro; e chi è rimasto in campagna ha spesso via via abbandonato l'allevamento della Drenica, a causa della sua scarsa fecondità (tra le 50 e le 100 uova all'anno), scegliendo polli maggiormente produttivi. L'effetto congiunto di queste cause ha provocato la quasi completa scomparsa di questi polli, che si sarebbero totalmente estinti se non fosse stato per un manipolo di allevatori che hanno recuperato alcuni capi continuando a riprodurli con passione. Tra questi, il sig. Ali, di Mitrovica, è ora probabilmente il maggior conoscitore della razza.

Ma vediamo al canto, così straordinario, di questi animali: inizia come un normale "chicchirichì", ma si trasforma dopo pochi secondi in un suono paragonabile forse ad una via di mezzo tra un gracchiare ed un cigolare sordo, che dura fino quasi a 60 secondi nei migliori esemplari (nonostante la media si attesti sui 30 secondi).

Ma da dove ptrebbe provenire questa razza? Potrebbe avere davvero qualche relazione con la gallina di Polverara? Ebbene sì, le due razze potrebbero essere effettivamente imparentate tra loro. Infatti il Kosovo confina a sud ovest con l'Albania... Ebbene, nel libro del 1941 di Ferdinando Milone, "L'Albania economica", si può leggere il seguente passo: "Frequente vi è una gallina che somiglia stranamente a quella di Polverara, nel Padovano, e che il Manetti dice potrebbe essere stata qui importata dai Veneziani". Inoltre in questa regione vantava polli dal canto lungo (longcrowers), come ad esempio il Berat dell'Albania, con tarsi verdi ed orecchioni rossi; è evidentemente possibile che la Drenica derivi dall'incrocio della Polverara con animali autoctoni longcrowers, da cui potrebbe aver mutuato oltre al canto anche gli orecchioni rossi. Insomma, queste due razze (Drenica e Polverara), oltre ad aver subito un destino simile, potrebbero avere avuto anche radici comuni.

Ed ecco, per l'incredulità di molte orecchie, il canto di uno di questi galli. Nel video gli animali sono allevati in gabbia: fa decisamente male al cuore vederlo, però questo ha rappresentato ( e rappresenta ancora) l'unico modo con cui alcuni allevatori hanno potuto continuare a selezionare questa razza anche abitando in città, ed evitandone così l'estinzione.

Tutto finito? Non ho nient'altro da dire? Ah, sì, dimenticavo:

BUONA PASQUA!!

Auguri vivissimi a tutti voi, per una felice Pasqua di Resurrezione e Vita!

Fioritura di Hottonia palustris. Foto di Andrea Mangoni.

A volte è un caso, quello che ti fa allungare lo sguardo al di là del vetro dell'autobus di linea che utilizzi tutti i giorni, e che ti permette di vedere per la prima volta uno scorcio, una pianta o un fiore che in 15 anni non avevi mai visto. Ed è stato proprio così che un paio di anni fa, tornando dall'università, mi sono accorto per la prima volta (grazie alla sua esuberante fioritura) di una fantastica popolazione di violetta d'acqua (Hottonia palustris), anche nota come erba scopina.

In verità, l'Hottonia poco ha a che fare con le viole: infatti appartiene alla famiglia delle Primulaceae, di cui è l'unico rappresentante completamente acquatico in Italia. E' una pianta a distribuzione eurosiberiana, ma si tratta purtroppo di una specie davvero in forte rarefazione.

Le foglie finemente laciniate di Hottonia palustris servono da riparo a innumerevoli creature acquatiche. Foto di Andrea Mangoni.Infatti queste piantine delicate, dalle foglie finemente laciniate, che servono da riparo ad innumerevoli creature acquatiche (tanto che un altro nome che talvolta le viene affibbiato è millefoglio d'acqua), vivono in fossi e canali puliti e ombrosi, dalle acque calme e spesso povere, e risentono in maniera incredibile dell'inquinamento cui i nostri corsi d'acqua interni sono sottoposti. Oramai estinta in molte regioni (ad esempio il Trentino Alto Adige) e rarissima lungo la costa tirrenica, la violetta d'acqua corre il concreto rischio (assieme a tante altre piante acquatiche) di diventare un ricordo in buona parte del proprio areale.

Potrete dunque immaginare la gioia di ritrovarne una popolazione in piena fioritura! Mi presi una mattina intera per potermi gustare lo spettacolo e fare qualche foto, sebbene la distanza dalla riva e la asprezza di quest'ultima mi fossero d'ostacolo. A fine aprile la pianta, che per tutto l'anno cresce sommersa, produce scapi fiorali emersi alti fino a 40 cm che portano fiori ermafroditi riuniti in verticilli sovrapposti, di colore bianco sfumato al rosa o al violetto, e dal centro giallo. Mal sopporta le alte temperature, ed è proprio per questo che si può trovare in acque profonde e ombrose. Gli steli possono esser lunghi anche 80 cm, e producono con monotona regolarità radici che li ancorano al fango del fondale.

Purtroppo, è notizia di un paio di giorni fa, la colonia che vedete fotografata qui non esiste più. In soli due anni l'intera popolazione è stata distrutta dal degrado del fossato in cui viveva, e alla mia recentissima visita non esisteva nel canale nemmeno una pianticella.

Potrebbe essere un ben misero finale, però... Però l'anno scorso, avendo capito che la colonia stava rapidamente risentendo dell'inquinamento, avevo preso adeguate precauzioni: avevo prelevato infatti, assieme a un rappresentante del locale circolo di Legambiente, dal gruppo più folto di piante 4 steli, che, trapiantati in un altro fossato, profondo e isolato, hanno dato ben presto vita ad altre 4 colonie! Per cui, almeno per questa volta, queste pianticelle non correranno pericolo... ma per quanto??

Una colonia di Hottonia palustris sfiora la superficie dello stagno. Foto di Andrea Mangoni.