Vanessa cardui si nutre su una salvia in fiore. Foto di Andrea Mangoni.

Dodici maggio scorso, sono al computer, scrivo, sono un pò stanco... alzo gli occhi alla finestra per guardare un pò il giardino e... rimango di sale.

Farfalle.

Come drappi di stoffa spezzata che abbiano preso vita, davanti ai miei occhi decine di farfalle attraversano da sud a nord la mia via. No, non decine: sono almeno una dozzina e più al minuto, e continuano a passare. Mezz'ora, un'ora, due. Cinque. Per cinque ore, il flusso di farfalle non si arresta. Arrivano sospinte da una forza invisibile, alcune sbattono persino contro il muro della casa dei vicini, prima di trovare un'altra verticalissima via verso il cielo.

Vanessa cardui si nutre su una salvia in fiore. Foto di Andrea Mangoni.E' la prima volta che assisto ad una simile migrazione. La protagonista indiscussa è lei, la Vanessa del cardo (Vanessa cardui), che nel novero delle migliaia continua a cercare la sua strada verso il settentrione. La Vanessa del cardo, un'elegante farfalla diurna della famiglia dei Ninfalidi, non è certo nuova a simili exploit viaggiatori. Questi straordinari insetti, infatti, possono partire dal continente africano in tarda primavera, per raggiungere l'Europa meridionale e centrale dove finiscono col riprodursi. Le larve si sviluppano a spese del cardo (Carduus sp. e Cirsium sp.) , come del resto rivela il suo nome, ma si "accontentano" anche di ortiche (Urticasp.). La superficie superiore delle ali, con la vivace colorazione arancio - nera, contrasta bellamente con la pagina inferiore quasi madreperlata ed arabescata. Giunta nel suo areale estivo, la Vanessa del cardo da vita a due o tre generazioni, l'ultima delle quali trascorre l'inverno come adulto. Mi moglie mi chiama, esco in terrazza ed ecco che sulla salvia in fiore un piccolo drappello di Vanesse - una decina - si sta rifocillando sulle spighe violette. Decisamente devo smettere di considerare la salvia solo come un'aromatica, ma devo iniziare a vederla come una pianta da inserire comunque nella mia idea di giardino naturale. Nei giorni successivi non ho visto più la migrazione, ma ne sto ancora godendo gli effetti: in tutto il paese è vivo un frullio di ali arancioni attorno ai ligustri e ai cespugli in fiore. E mentre alcune Vanesse, vecchie e stanche, rimangono accasciate morte al suolo, la maggior parte di esse, bellissime e splendenti, danza sulle corolle in attesa di dar vita ad una nuova stirpe di viaggiatori.

Vanessa cardui si nutre su una salvia in fiore. Foto di Andrea Mangoni.

Questa sera, nel Municipio di Camponogara, sarà organizzata una serata dedicata alla biodiversità locale. In particolar modo, vi saranno due interventi principali. Gianni Pizzi, insegnante, presenterà il suo libro sulla biodiversità del nostro territorio, e parlerà delle forme di vita e degli ambienti in pericolo del nostro comune; io invece parlerò di biodiversità avicola del padovano-veneziano, della storia delle razze di polli delle nostre terre e di quanto rimane ancora di esse. Se qualcuno di voi volesse partecipare, l'appuntamento è alle nove-nove e mezza in Municipio, sala consigliare! A presto!

Ed eccoci qui, anche quest'anno, a salutare l'arrivo dei primi pulcini della stagione!! Si tratta di 3 Black Jersey Giant blu, e di 3 Polverara di ceppo Rossetto bianchi. Potete vedere i video dei genitori di questi pulcini nel mio canale YouTube. Per una migliore risoluzione del video, schiacciate il pulsantino HQ!

Cari amici, vi voglio segnalare che ha preso il via la mostra fotografico-naturalistica: "L'Ambiente che abbiamo in Comune". La mostra, che espone anche 28 miei scatti 30x40, integra informazioni ed immagini per far scoprire agli abitanti di Camponogara la biodiversità che si nasconde nel territorio del loro stesso paese. Farfalle, anfibi, fiori spontanei e ragni, immortalati negli scatti miei, di Gianni Pizzi e di Salvatore Termo, raccontano al pubblico la storia naturale del nostro comune, cercando di far conoscere un ambiente delicato che rischia ogni giorno di scomparire.

La mostra fotografica, realizzata con il patrocinio del Comune di Camponogara ed il personale impegno dell'Assessore alle Politiche ambientali e Protezione Civile Denis Compagno, vede anche la collaborazione di Legambiente - Circolo Riviera del Brenta e del mio sito, Oryctes.com.

La mostra ha sede nelle sale del Municipio di Camponogara, ed è visitabile fino al 10 giugno negli orari di apertura dello stesso, questo per favorire il più possibile il contatto della gente comune con la realtà ambientali del proprio territorio.

A presto!

Ecco Gigia, la ritornante Polverara nera!

In pollaio, da qualche giorno, c'è una nuova arrivata. O meglio, nuova e vecchia al tempo stesso. Sì, perchè, per motivi complessi da spiegare, ho riportato a casa Gigia, una dei 4 Polverara nati a settembre dello scorso anno.

Volete vedere com'era? eccola qui, in questo post. Vedete la prima testolina nera a sinistra nella foto in alto? E' la Gigia. Ora è cresciuta, è diventata una bella gallinella che deve ancora iniziare a far uovo... Ed è ritornata a casa. Certo, come Polverara ha tanti difetti: il ciuffo troppo grande, che la persona cui l'avevo ceduta ha provveduto a tagliare (sigh!); la testa un pò lunga; la cresta a cornetti assai poco sviluppata.

Gli orecchioni bianchi della Gigia.

Però, in compenso, ha i più scintillanti orecchioni bianchi che io abbia mai visto in questa razza, eccezion fatta per suo nonno Ganimede, pace all'anima sua. Questo da solo mi basta per decidere di inserirla nel piano di riproduzione annuale.

Nel frattempo, l'incubatrice sta portando avanti la prima covata dell'anno - la settimana prossima dovrebbero nascere i primi nuovi virgulti. Le Polverara nel frattempo continuano a godersi il loro nuovo recinto-pollaio privato, in basso una foto dell'ultima abbuffata. A presto con nuovi aggiornamenti!!

Le mie Polverara all'ora di pranzo!
Gruppo di Galline Modenesi. Foto di Giuliano Serafini.
Nelle terre attorno a Modena esisteva - ed esiste tutt'ora, un ceppo locale della razza Italiana comune o autoctona. Il ceppo, che4 alcuni dicevano derivante dalla Padovana comune e dalla Livorno, fu anche immortalata dal pittore Gaetano Chierici nel XIX secolo; rimase tuttavia sempre una popolazione avicola che non fece molto parlare di sè. Il colore fulvo sembrava esserne una caratteristica peculiare. Si può a mio avviso, in questo come in altri casi, parlare più di ceppo che non di razza: si trattava quindi dell'espressione della variabilità genetica di quel pollo dai caratteri mediterranei diffuso in tutta Italia.
Galli di ceppo Modenese. Foto di Giuliano Serafini.
Comunque sia, anche questo glorioso ceppo sembrava destinato a scomparire, come tanti, in quanto non in grado di reggere il confronto con gli incroci di tipo commerciale che andavano anno dopo anno ad affollare il mercato avicolo. La Gallina Modenese o Fulva di Modena aveva i caratteri tipici del pollo mediterraneo: tarsi e zampe gialli, orecchioni bianchi, così come le uova, e colorazione principale dorata frumento. I maschi si aggiravano sui tre chilogrammi di peso, le femmine sui due.
Ma, per fortuna della Fulva di Modena, la famiglia Serafini di Nonantola era riuscita a conservare in purezza un gruppo di questi animali. E' stato Giulio Serafini, aiutato dal dott. Alessio Zanon, ad iniziare finalmente a valorizzare questi polli e ad intrecciare il dialogo con le istituzioni, dialogo che alla fine ha portato alla nascita dell'A.T.G.M., l'Associazione per la Tutela della Gallina Modenese. Oggi come oggi, sebbene gli animali non siano stati oggetto di selezione riguardante la colorazione, le livree più comuni sono la dorata frumento, la dorata frumento blu e la bianca. Con la collaborazione dell'Università di Parma è stato avviato un percorso di studio di questa popolazione avicola, ed il conseguente affidamento di gruppi di pulcini ad allevatori custodi che hanno deciso di impegnarsi per preservare questo pezzetto di biodiversità modenese, che sa ancora affascinare noi come faceva con Chierici un secolo e mezzo fa.
Per maggiori informazioni sulla Fulva di Modena, potete contattare direttamente Giuliano Serafini tramite questa pagina web.
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AVICOLTURA E BIODIVERSITA': LETTURE PER SAPERNE DI PIU'

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La Fulva di Modena immortalata da Chierici. Foto di Alessio Zanon.