La costa orientale di Corfù, nei pressi di Aghios Ioannis. Foto di Andrea Mangoni.
Poi, tutt'a un tratto, il sole spuntò sull'orizzonte e il cielo prese il colore azzurro smalto dell'occhio della ghiandaia. Le infinite e meticolose curve del mare si incendiarono per un istante, poi si fecero d'un intenso color porpora screziato di verde. La nebbia si alzò in rapidi e flessibili nastri, ed ecco l'isola davanti a noi, le montagne come se dormissero sotto una gualcita coperta scura, macchiata in ogni sua piega dal verde degli ulivi. Lungo la riva le spiagge si arcuavano candide come zanne tra precipiti città di vivide rocce dorate, rosse e bianche. [...]Doppiato il promontorio, le montagne scomparvero e l'isola si trasformò in un declivio dolce, macchiato dall'argentea e verde iridescenza degli ulivi, interrotta qua e là dal dito ammonitore di un nero cipresso stagliato contro il cielo. Il mare poco profondo nelle baie era azzurro farfalla, e nonostante il rombo dei motori potevamo distinguere l'eco soffocata - che ci giungeva dalla riva come un coro di voci sottili - degli stridi acuti e trionfanti delle cicale.
Gerard Durrell, La mia famiglia e altri animali, Adelphi (2004)
Facevo le medie quando per la prima volta mi ritrovai per le mani un libro di Gerald Durrell. Anzi, a dire il vero erano due: "Incontri con animali" e "La mia famiglia e altri animali". Se leggere il primo libro fu interessante, finire il secondo fu una vera e propria rivelazione. Avevo trovato un amico, un altro ragazzino che come me sognava di introdurre in casa le più bizzarre specie animali e che non era affascinato dai rettili meno di quanto non lo fosse dagli uccelli o dai mammiferi, un ragazzino che allevava scaraei e mantidi religiose proprio come io facevo o avrei voluto fare.
Era un ragazzo davvero particolare, quel Gerald Durrell, che sentii immediatamente affine, nonostante avesse avuto la sua giovinezza (e le sue esperienze in quella che dipingeva come un'isola magica) oltre 30 anni prima che io nascessi. Ne rimasi così affascinato che, con gli anni, acquistai tutti i libri che riuscii a procurarmi su di lui, o meglio scritti da lui. Sì, perchè Gerald Durrell era tanto un naturalista quanto uno scrittore, dotato di una penna sottile ed efficace, che sapeva divertire, dipingere ed insegnare con la stessa maestria.
La Corfù che Gerard Durrell dipinse nei suoi libri "La mia famiglia e altri animali", "L'isola degli animali" e "Il giardino degli Dei" (quest'ultimo non ancora tradotto in italiano) rimase sempre un sogno per me, almeno fino al momento del mio matrimonio. Sì, perchè mia moglie, con gesto amorevole e spassionato, mi propose proprio quest'isola come meta del nostro viaggio di nozze.
E così, nel settembre del 2008, io e Roberta abbiamo trascorso alcuni magnifici giorni sotto il placido sole greco, in un'isola che seppur molto diversa da quella dipinta nei libri della mia infanzia ne conservava ancora le suggestioni e parte di quella meravigliosa fauna locale, oltre che la straripante unicità della sua gente. Ho cercato di rivivere alcune delle atmosfere raccontate nelle opere di Durrell, di ritrovarne le tracce e le suggestioni; ora desidererei riproporle anche a voi, per rendere ancor più vitale e suggestiva la lettura delle sue opere. Qualcosa di analogo è già stato fatto in lingua inglese, ed il risultato lo trovate IN QUESTO SITO. Per ora vi lascio con i "consigli per gli acquisti"; nel frattempo vi auguro Buon Anno, e che il 20010 possa portarvi ogni bene. A presto!
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G. Durrell, La mia famiglia ed altri animali, Adelphi, 2004
G. Durrell, L'isola degli animali, Guanda, 2002
G. Durrell, Il naturalista a quattro zampe, Adelphi, 1994
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Il monumento a Gerald Durrell nel parco di Corfù Town. Foto di Andrea Mangoni.

Dopo tanto tempo torno a postare un breve video, stavolta sulle Polverara di ceppo Rossetto. Attualmente sono presenti sono due galli adulti puri di questo gruppo, oltre a 6 galline e a pochi incroci di prima e seconda generazione. Nel mio pollaio sono rimasti solo un gallo, tre galline e alcuni incroci; in attesa di potervi mostrare qualche immagine del secondo gruppo di riproduttori, "emigrato" a Camposampiero, eccovi il video dei miei capi. Nel filmato, oltre alle Polverara, si possono vedere anche una "capparola" (gallina a colorazione sparviero) e le mie anatre di Barberia di ceppo autoctono. A presto!

Ancora una volta è passato un anno, anno che ha portato entusiasmi, delusioni, bellezza, miserie, carezze, truffe, gioie, un anno che mi ha fatto conoscere tanti di voi e che spero sia di prologo per la conoscenza di tanti ancora, quest'anno ricco di Pienezza e di Vita; un anno magnifico del quale posso solo render grazie. Auguro a tutti voi, nessuno escluso, feste piene di Amore con i vostri cari, un prossimo anno pieno e ricco come e più di quello passato, e di trovare la vostra strada per fondervi con l'Infinito.

A tutti quanti voi, con tutto il cuore,

BUON NATALE!!

Bocciolo di rosa Queen Elizabeth sotto la neve. Foto di Andrea Mangoni.

La neve è arrivata, bianca, fragrante e copiosa, ed ha coperto tutto. i campi sono colti immacolate, le ragnatele pizzi d'argento e gli alberi spogli poveri vecchietti incanutiti. Vi lascio qualche immagine della mia campagna, con gli animali e le piante che affrontano, ognuno a modo loro, il gelo di questi giorni... Per la cronaca, Pippo (il mio gallo Polverara bianco) è il solo che si fa pochi problemi a uscire con la neve: tutti gli altri passano la maggior parte del loro tempo nei pollai sui posatoi! I pulcinotti, all'inizio estremamente entusiasti di fronte alla prima neve della loro vita, si sono ben presto accorti che stare all'aperto col freddo non è così... eccitante! Gli uccelli selvatici si fanno meno problemi, smangiucchiando i caki e le giuggiole rimaste sugli alberi.

In attesa che arrivi il Natale, vi auguro intanto buona domenica!!

Coppia di Polverara. Foto di Andrea Mangoni. Caki nella neve. Foto di Andrea Mangoni. Pulcini intirizziti dalla loro prima neve. Foto di Andrea Mangoni. Polverara e anatre mute. Foto di Andrea Mangoni. Pulcini intirizziti. Foto di Andrea Mangoni. Il ciliegio. Foto di Andrea Mangoni. Ancora il gallo di Polverara. Foto di Andrea Mangoni. La campagna sotto la coltre di neve. Foto di Andrea Mangoni.
Gallo Twentsee e gallina Wiandotte. Foto di Andrea Mangoni.
Molti allevatori sembrano avere qualche dubbio in caso di inserimento di nuovi esemplari in un gruppo di avicoli già consolidato e stabile. Si azzufferanno? Si ammaleranno? Cosa succederà?
Iniziamo col dire che introdurre nuovi avicoli in un allevamento è una pratica generalmente sconsigliata per tutta una serie di ottimi motivi. Primo, i nuovi arrivati possono portare malattie o parassiti; secondo, si verrannoa creare due gruppi di animali, il vecchio ed il nuovo, in perenne lotta tra loro; Terzo, alcuni animali potrebbero azzuffarsi e ferirsi... e così via.
La cosa migliore SAREBBE quella di allevare il proprio ceppo partendo da animali giovani, acquistati tutti insieme e fatti crescere senza aggiungere mai altri capi, ricavando gli animali per la rimonta dalle successive generazioni, meglio se ottenute da chiocce che possono vivere liberamente con gli altri polli in maniera che i pulcini si inseriscano naturalmente nella gerarchia del gruppo.
Notate niente di strano? E' una scena bellissima, ma quante persone conoscete che abbiano visto o avuto situazioni simili? Io pochissime, per non dire nessuna! La verità è che i pulcini spesso li dobbiamo allevare a parte, e poi bisogna inserirli coi riproduttori! E se ci muore un capo che abbiamo necessità di rimpiazzare? E se desideriamo accostare una nuova razza a quella che già alleviamo? Tutte situazioni più che comuni nell'allevamento amatoriale, che possono essere risolte con poche attenzioni.
Se acquistiamo un nuovo gruppo di animali da un altro allevamento, e desideriamo metterli con quelli che già abbiamo, dovremmo tener debito conto di due cose: le potenziali malattie trasmissibili dai "nuovi" ai "vecchi", e i cambiamenti nella scala gerarchica che essi provocheranno. La questione delle malattie si può affrontare disponendo di un piccolo recinto con annesso ricovero notturno in cui inserire e tenere in quarantena i nuovi arrivati fino a che non avranno dimostrato di essere sani; in questo periodo faremo attenzione all'alimentazione, magari inserendo nella dieta alcuni alimenti, come l'aceto di mele nell'acqua e l'aglio tritato nel pastone, che aiutano a contenere alcuni dei più comuni parassiti. Dopo circa un mese e mezzo i nuovi arrivati potranno essere inseriti coi nostri vecchi animali. Per evitare che le tensioni generate dall'incontro dei due gruppi finiscano col ledere alcuni dei nostri capi, dovremo per tempo progettare delle vie di fuga e delle barriere visive per aiutare quegli animali che, nei combattimenti per la costruzione della nuova scala gerarchica, finiranno col perdere. In questi casi basta spesso un semplice separè di canne o vimini, un breve pezzo di staccionata ad angolo, un gruppo di cespugli e una piccola siepe; meglio ancora una struttura ove i nuovi arrivati possano appolaiarsi in maniera da evitare le ire dei vecchi proprietari del pollaio. Infine dovremo aumentare in relazione al numero degli animali anche quello dei posatoi. E' normale vedere scene di fughe ed inseguimenti, specie i primi giorni dopo l'immissione dei nuovi capi; non demordete e lasciateli insieme. Tempo un paio di settimane e gli ultimi arrivati potranno muoversi liberamente nel pollaio, anche se con qualche remora ad avvicinarsi ai "vecchi". Importante in questi primi giorni di convivenza controllare che i combattimenti non finiscano col causare danni fisici agli esemplari deboli, come strappi sanguinanti nella zona di pelle subito dietro alla testa o - peggio!! - che qualche gallina non rimanga accecata. In questo caso i malati dovranno essere isolati in gabbie e curati perfettamente prima di essere nuovamente inseriti nel gruppo centrale.
Un simile discorso si applica anche ai pulcini cresciuti lontano dal gruppo degli adulti, in gabbie o recinti separati. In questo caso attenderemo ad inserirli tra i "grandi" fino a che le loro dimensioni non lo permetterano; in genere accade verso l'età di 3 mesi.
Discorso a parte, invece, per i galli: non inserite mai, se possibile, un maschio adulto in un gruppo contenente già un gallo dominante. I due potrebbero combattere fino alla morte. La cosa migliore da fare in questi casi è quella di inserire solo maschi molto giovani, in maniera che crescano assieme al padrone dell'harem e che di conseguenza si "infilino" in maniera più dolce all'interno del tessuto sociale del pollaio. Certo, questo non eviterà qualche successiva scaramuccia, ma in genere i risultati saranno molto migliori. Importante: evitate di farlo con i galli appartenenti a razze da combattimento o similari!!
Resterebbe da trattare inoltre un altro punto, quello cioè dell'inserimento e della convivenza di una specie avicola in un gruppo formato da esemplari di un'altra specie (es. tacchini in un gruppo di galline); ma questo sarà l'argomento di un prossimo post. ciao!
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AVICOLTURA E BIODIVERSITA': LETTURE PER SAPERNE DI PIU'

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Gruppo di pulcini spaventati appena inseriti nel gruppo degli adulti. Foto di Andrea Mangoni.

A volte non occorre nemmeno entrare in un posto, per assaporarne la magia. E' successo così, qualche settimana fa, che una passeggiata a Stra (VE) abbia portato me e Roby lungo le mura di Villa Pisani.

Ci saranno di sicuro occasioni migliori per parlare di questo gioiello architettonico e dei suoi favolosi giardini; oggi vorrei lasciarvi solo con poche immagini, "rubate" dalle inferriate e dalle recinzioni, solo per far sentire anche a voi le atomosfere di quel pomeriggio autunnale. Ciao!

Solanum dulcamara. Foto di Andrea Mangoni.

In estate, lungo le rive dei miei fossati, capita spesso di trovare qualche piantina di dulcamara. I suopi fiori così strani e sgargianti da sembrare quasi esotiche lanterne cinesi, o bizzarri copricapi orientali... peccato solo che siano così piccoli!

La dulcamara (Solanum dulcamara) è una solanacea, cioè una lontana parente di peperoni, pomodori, patate e belladonna. Da sempre utilizzata nella farmacopea tradizionale, deve il proprio nome al fatto che a quanto pare i suoi steli, se masticati, hanno dapprima un sapore dolce e poi invece amaro.

Solanum dulcamara. Foto di Andrea Mangoni.E' anche nota come morella rampicante, a causa del suo portamento;il fusto, legnoso alla base, molto ramificato, e a portamento ricadente, può crescere fino a 2 o 3 metri di lunghezza; tende ad infilarsi tra le fronde delle alberature nelle siepi e tra i cespugli, cosi che i grappoli dei suoi fiori appaiono all'improvviso nel mezzo della chioma degli alberi. I fiori sono disposti in infiorescenze ricadenti, e sono caratteristici per i petali viola curvati all'indietro, ognuno caratterizzato da delle macchioline bianco-verdi alla base. Le antere gialle sono come piccoli fuochi d'artificio nel buio del sottobosco. Alla fine della fioritura si sviluppano le bacche, dapprima verdi e poi, in tarda estate, d'un vivace rosso vivo. Seppur usata, come già detto, nella farmacopea popolare, come depurativo del sangue, antitosse e persino anafrodisiaco, tutta la pianta è velenosa, specialmente le bacche!! E' importante insegnare ai bambini che esse non vanno mangiate, e vale la pena anche fare attenzione al bestiame: pare che siano stati segnalati casi di avvelenamento. Inutile quindi giocare al piccolo erborista! Ciononostante essa rimane una bellissima pianta, e vale piuttosto la pena di considerare l'idea di inserirla in giardino nel contesto di una siepe naturale.

In natura fiorisce da giungo a settembre; le bacche vanno raccolte quando ben mature e piantate a circa 1 cm di profondità, in terriccio neutro, ricco ed umido. Sembra che sia utilie - per non dire necessario - alla germinazione il fatto che il seme sia esposto al gelo di un inverno; potrebbe quindi essere un'idea pensare di stratificarlo prima della semina.

Un grappolo fiorito di dulcamara. Foto di Andrea Mangoni.
il maschio di tacchino bronzato dei lessini, infoiatissimo dopo l'arrivo della femmina!! Foto di Andrea Mangoni.

E' bella la mia campagna, in questa stagione. E si rinnova. Ancora.

In questi ultimi giorni, il pollaio ha visto una piccola rivoluzione. Oltre ai pulcini nati a fine agosto, che sono finalmente usciti dalle gabbie per andare a razzolare coi loro genitori, ci sono parecchi nuovi ospiti che l'hanno reso assai più interessante.

Partendo dagli ultimi arrivati, le tre anatre mute di ceppo autoctono hanno finito col condividere il recinto delle Polverara. Il mio buon proposito di lasciarle nel grande prato del frutteto è svanito il giorno dopo il loro arrivo: il maschio era scappato arrampicandosi su dei mattoni e cercando di insediare e sedurre le anatre di un mio vicino di casa. Certo non avrà più centinaia di metri quadrati di prato a disposizione, ma adesso il trio ha comunque uno spazio molto ampio da condividere con un numero davvero esiguo di galline.

Marco Toffoli, che mi aveva fornito i primi capi di tacchino bronzato dei Lessini, mi ha dato un'altra femmina in sostituzione della prima, che non riusciva a portare a termine le covate. E' bellissima!! E soprattutto è leggera: poco più di un paio di Kg. Perfetta per covare con cura le uova più delicate! Nelle foto potete vedere l'effetto che ha avuto sul maschio - da quando è arrivata non smette di fare la ruota!

Tra i polli, visto che dovevo recuperare alcune Livorno bianche per un amico, mi sono lasciato corrompere ed ho deciso di prenderne una anche per me, o meglio, per i miei!! Così finalmente avranno almeno una gallina che depone un po' più frequentemente di quelle altre sciagurate. Però, dall'allevatore da cui ho preso le Livorno, ho recuperato anche una femmina di gallina barrata con delle caratteristiche molto interessanti che la avvicinano alla vecchia razza Cuccola o Capparola; per quest'anno la imbrancherò con le Polverara, poi si vedrà!

Già, le Polverara... i due pulcini d'autunno sono quasi certamente una coppia, e seppur con qualche difettuccio sembrerebbero promettere abbastanza bene. saranno regalate al gentilissimo allevatore che mi ha dato le mute, così magari l'anno prossimo avremo una nuova "colonia" di Polverara a Camponogara... Nel frattempo, Pippo rimarrà il mio gallo riproduttore ancora per un po' spero...

Gallo di Polverara. Foto di Andrea Mangoni.

E' sera, il tramonto è bello... la luna sorge enorme dietro i pioppi lontani. E' la fine di un'altra giornata, che ha portato bellezza, novità e meraviglia nelle nostre vite. Dedico questa luna a mio figlio Pietro, 26 cm di bellezza nella pancia della sua mamma, che oggi un'ecografia ci ha fatto conoscere un po' meglio. Un bacio grosso dal tuo papà, cucciolo mio.

Questa luna è per Pietro. Foto di Andrea Mangoni.
Il casone rosso di Piove di Sacco. Foto di Andrea Mangoni

Ho già scritto qualcosa riguardo ai casoni veneti, quelle straordinarie costruzioni che per secoli hanno rappresentato il concetto di casa nei nostri territori. Come dicevo, la maggior parte dei casoni oggi è sparita, distrutta dall'incuria e dal progresso. Ma ne rimangono per fortuna alcuni esempi davvero notevoli, alcuni dei quali visitabili dal pubblico. Ad esempio, a Piove di Sacco (PD) sono presenti ancora almeno due casoni in ottime condizioni, il cui restauro ha permesso di poter godere appieno della loro bellezza. In particolare, va segnalato il bellissimo casone "rosso" di via Fiumicello, a Corte di Piove di Sacco.

Questo casone, appartenuto alla famiglia Delfini, venne costruito nel XIX secolo ed abitato fino circa al 1990; in seguito ad un incendio venne restaurato e destinato alle visite. E' certo piccolo, ma merita se possibile una visita. Alcuni angoli del giardino poi sono davvero deliziosi, come la panchina rustica ricavata da una lastra di pietra ed alcuni ceppi, circondata da una cortina "viva" di lavanda, settembrini e altri cespugli. Nel parchetto attiguo, oltre ad essere visibili numerosi vecchi strumenti agricoli, vive un piccolo gruppo di simpaticissimi polli nani ibridi, apparentemente liberi, che la sera finiscono col dormire in alto sugli alberi del giardino.

Un dettaglio particolare, la panchina rustica. Foto di Andrea Mangoni.

Poco dopo il casone, si trova una sorta di giardino veramente interessante, in cui aiuole squadrate con ortaggi ed alberi da frutto autoctoni sono circondate da vialetti in legno abbelliti da antichi strumenti agricoli e panchine. Il tipo di recinzione è lo stesso, mi pare, di quello del casone, e sarei propenso a credere che si tratti di qualche struttura ad esso collegata; ma purtroppo non ho trovato nessuna informazione a riguardo!!

Il campo di frutta e ortaggi vicino al casone rosso. Foto di Andrea Mangoni.

Il casone "rosso" si trova al numero 44 di via Fiumicello, a Corte di Piove di Sacco. Non è possibile raggiungerlo in auto, ma si possono lasciare le vetture a Piove di Sacco o a Corte per poi proseguire in bicicletta lungo la via, bellissima, che si snoda accanto al canale. Il casone è aperto alle visite in primavera, estate ed autunno, due domeniche al mese; per maggiori informazioni, contattare il sig. Gian Battista Fasolato, 3405519323.

Oltre ad esso è possibile visitare il più grande casone sito in Via Ramei a Piove di Sacco, aperto tutte le domeniche da aprile a settembre e sede del Museo della Civiltà Contadina (per informazioni, Stefano Pagin, 3282146168).

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Link utili:

I casoni su MagicoVeneto

Informazioni del Comune di Piove di Sacco

IL casone rosso di Piove di Sacco. Foto di Andrea Mangoni.