Aborto. Come fiocchi di neve rossa.

Foto di Ann Geddes. Trovata in rete.

Per qualcuno un post del genere potrà sembrare spiazzante e fuori luogo, in questo blog. Ma in questi giorni sentivo di doverlo scrivere. Anche qui. A chi si aspettava il solito post su piante, animali, o ricordi, chiedo di avere pazienza. Il prossimo tornerà ad essere “in linea”. Ma questo, oggi, no.

Ottobre 2009. Cado leggero, i miei occhi sono puntati sullo schermo bianco e nero che mostra il mondo esploso all’interno di Roberta. Ci stringiamo per mano, io e lei, mentre nostro figlio, a 10 settimane di vita, si ostina a darci risolutamente le spalle. Ooopps, pardon: le minuscole chiappette. Avevo sempre pensato che i bimbi, nella pancia della mamma, fossero totalmente inerti, privi di movimento, come addormentati e satolli nel loro piccolo mare. Almeno per le prime settimane. Come mi sbagliavo!! Nostro figlio è lì, che si agita, mentre la dottoressa lo disturba con l’ecografo. Inizia a muoversi, le gambine prima rilassate si contraggono, la schiena si contorce tutta, velocissima, come se stessimo facendo il solletico ad un cucciolo addormentato. Poi, in una frazione di secondo, si gira e lo vediamo di profilo. Lo guardiamo muoversi, portarsi le manine alla bocca, quindi (quando la dottoressa da un colpo troppo forte) si rannicchia tutto, stringe i pugnetti e se li porta davanti agli occhi, come a stropicciarseli. E' lungo solo pochi centimetri. Ed il battito del suo cuore è come il galoppare di un cavallo selvaggio.

Penso spesso, e più ancora in questi mesi in cui l'arrivo di una nuova Vita ci sta benedendo, a tutte quelle minuscole esistenze che, per dolore, difficoltà ed ignoranza, ancor prima di fare il primo respiro o di aprire gli occhi una sola volta, vengono gettate via, sciogliendosi come fiocchi di neve rossa sull'asfalto dei marciapiedi.

Feto di 8 settimane. Foto trovata in rete.Nel 2008, nella sola Italia, sono stati eseguiti quasi 56.000 aborti. Significa 213 aborti ogni mille nati vivi. Praticamente, quasi una nuova vita umana su cinque finisce la propria esistenza nel cestino dei rifiuti di una sala operatoria. Nei primissimi anni '80, il rapporto era di 380 ogni mille nati di vivi. Se allora la percentuale di gravidanze che terminavano con un aborto era quindi del 27,5% circa, oggi siamo passati circa al 17,5%. Si sono ridotte, lo so, ma mi sembrano sempre troppe. Le sento troppe.

Così come sento troppi i circa 15000 (quindicimila) aborti clandestini praticati in Italia nel 2008. In pratica più del 20% degli aborti, nel 2008, è stato clandestino. E' solo una stima, certo, ma dopo trent'anni - TRENTA!!! - di applicazione della legge nata proprio per far fronte al fenomeno della clandestinità resta per me assolutamente inaccettabile.

Ho sentito tante persone dire che l'aborto non uccide nessuno, che è solo l'asportazione di un grumo di cellule. Ripenso alle prime due ecografie di Pietro, alle sue manine e ai suoi piedini, al nasino e agli occhi; aveva tra le dieci e le undici settimane. Oltre il 60% degli aborti avviene tra l'8° e la 12° settimana. Non più grumi di cellule, non più embrioni, ma feti, che come Pietro sono vitali, veloci, in continuo divenire... anche se fin dal momento dell'incontro tra ovulo e spermatozoo erano tali, Vita in divenire costante, combinazioni e possibilità uniche che non si ripresenteranno mai più in tutta la storia dell'universo.

Ho conosciuto persone piene di dolore costrette a privarsi delle vite che portavano in grembo, e al contrario ho conosciuto gente che parlava del proprio aborto come di un'operazione di appendicite. Ho visto persone inalberarsi per difendere una legge – la 194 – che non avevano palesemente mai letto in vita loro. Ho visto donne rifiorire quando altre persone hanno offerto loro un aiuto concreto affinché potessero dare la vita al proprio piccolo.

Ho sentito dire che rianimare un bimbo sopravvissuto ad un aborto significa attentare alla 194, anche se in realtà la 194 prevede proprio di salvare i piccoli che dovessero riuscire a sopravvivere all'operazione. Non so, saranno stati impegnati a difendere più le loro aspettative sulla legge, che la legge stessa. Ho sentito dire che chi mostra come vengono eseguiti gli aborti è l'unico e vero violento, forse perchè nella società gieffina le cose vanno fatte senza che si possano mostrare, vanno eseguite mentre gli occhi sono da un'altra parte, e la violenza non è prerogativa di chi fa, ma di chi fa sapere. Si chiede a gran voce la pillolina che fa sparire la gravidanza come per magia, tanto quello è, una malattia da curare con la pastiglia; e per carità, che non si faccia in ospedale: prendiamola sul divano, dopo cena, mentre guardiamo la TV. CHI poi dovrebbe controllare nel water l'avvenuta espulsione dell'embrione, non l'ho capito. La donna che ha abortito? Il suo compagno? Non so. Credevo fosse più logico che fosse un dottore, in un ambiente che potesse accogliere e proteggere la donna.

Mi chiedo spesso perchè continuiamo a combattere sintomi quando per guarire dovremmo cercare di curare le cause. La 194 è uno strumento. Non dovrebbe essere vissuta come un dogma religioso. Io la vedo come l'Aulin dato ad un malato di cancro al cervello per attenuargli il mal di testa. Ha una sua utilità, ovviamente, ma il problema vero è altrove. E' nella mancanza di una profonda, serissima e fortissima educazione sessuale nelle nuove generazioni. E' nella mancanza di aiuti concreti per quelle madri che abortiscono solo perchè credono di non aver altra scelta, nella mancanza di un sostegno alle famiglie più povere e alle donne sole, è anche nell'assenza di impegno sociale e di generosità che risiede il vero problema, secondo me.

E ciò che vorrei non è la soppressione o l'assenza della 194, assolutamente; quello che vorrei sarebbe vederla svuotarsi molto più rapidamente di significato, vedendo ridurre drasticamente i motivi ultimi per cui nel 2010 si decide ancora di abortire. Vorrei vedere quei bimbi nascere. Lo vorrei tanto.

Davvero.

*****

Le foto di questo post sono state trovate tutte in rete. La prima è di Anne Geddes; la seconda mostra un feto di 8 settimane di vita. Nell'ultima, quello che si vede sono due feti. Uno di 12 settimane, l'altro di 14. Uno dei due può essere legalmente abortito, l'altro no. Ma non sarò io a dirvi quale dei due.

I dati statistici sono stati elaborati dalla Relazione del Ministero della Salute sull'Applicazione della legge 194/78 nell'anno 2008.

Feto di 12 e feto di 14 settimane. Foto trovate in rete.

3 commenti:

test ha detto...

Ho avuto la stessa esperienza con Nicolas, il mio primo figlio. Ho provato le stesse identiche sensazioni quando ha messo il dito in bocca a quasi dodici settimane di vita. Ed era una creatura stupenda. Sono convinta che un essere vivente così meraviglioso non possa essere "buttato via". Non dobbiamo etichettare le persone perchè è sbagliato, allora come posssiamo etichettare con la parola "feto", che spesso prende il significato di ammasso di cellule in forma vegetativa, un bimbo di poche settimane che mette il ditino in bocca e si spaventa dei sussulti che sente con i colpetti dati alla pancia da un ecografo?

A presto, Elisa

PS: quindi avete fatto un nuovo acquisto...

Anonimo ha detto...

Chi ha visto il proprio figlio sullo schermo dell'ecografo non può pensare che sia "un grumo di cellule", lo penso anch'io

Andrea Mangoni ha detto...

eh, sì, Elisa, abbiamo fatto L'ACQUISTO... il più importante della Vita...
Sì, per me rimane sempre un mistero ed una meraviglia come possa esser contenuta tanta vitalità e tanto carattere in un essere lungo pochi centimetri... giusto lunedì abbiamo fatto l'ultima ecografia, e per un istante ho intravisto il suo viso... che emozione infinita...