Appunti di Avicoltura: storie di pollaio a Camponogara.

Una donna camponogarese nutre polli, oche e anatre. Foto tratta dal libro Vie di terra, d'acqua, di ferro e d'aria. Racconti e immagini di Camponogara
Il paese in cui vivo, Camponogara, non ha avuto, in passato, razze ben precise o altre forme di allevamento note e “codificate”. Insomma, nulla che faccia sospettare la presenza di animali molto differenti da quelli che potevano essere trovati nel resto della provincia.
Gallo bianco autoctono. Foto di Andrea MangoniE' possibile però ottenere qualche informazione in più dall'esame di alcune fotografie storiche di vita rurale scattate nel corso del XX secolo. Già avevo mostrato in passato la foto dei miei nonni; in essa si vedeva la sagoma di un paio di galline bianche. A quell'immagine oggi ve ne accosto altre due, ricavate da un bel libro scritto da Rocco Luciano: Vie di terra, d'acqua, di ferro e d'aria. Racconti e immagini di Camponogara. Le fotografie mostrano due donne di Camponogara intente a nutrire i propri avicoli; dall'analisi di esse, e dalla memoria storica di alcuni anziani camponogaresi con cui ho avuto la fortuna di parlare, mi è stato possibile raccogliere delle informazioni riguardo alle razze avicole allevate nel comprensorio del nostro Comune. Iniziamo dunque a vedere cosa offriva, il secolo scorso, questo territorio.
  • Le oche: la razza probabilmente più diffusa era la Pezzata Veneta, a volte forse incrociata con la Padovana.
  • Le faraone non erano troppo diffuse; gli animali allevati in genere appartenevano alla colorazione comune.
  • Anatra muta di Barberia autoctona. Foto di Andrea Mangoni.Le anatre: erano diffuse in allevamento soprattutto due tipi di anatra. La prima era l'anatra muta o di Barberia, che specie nella colorazione pezzata riscuoteva sempre un grosso successo, grazie alle sue eccellenti doti di produzione di carne e uova. Ad esse erano di solito accostati i germani reali ed alcuni loro ibridi, estremamente apprezzati (nonostante la piccola mole) per la bontà delle carni. In particolar modo si potevano trovare tra i maschi molti esemplari quasi neri; le femmine invece mantenevano la colorazione ancestrale. Sono ancora presenti sul territorio ceppi di anatra muta autoctona, con magnifiche caruncole lisce e nere.
  • I tacchini appartenevano di norma a ceppi molto leggeri, paragonabili per taglia e caratteristiche ai tacchini bronzati dei colli euganei. In qualche casa di contadini è ancora possibile reperire capi di colorazione grigio-rossastra, sempre di taglia medio piccola, di origine incerta. Le tacchine erano, come in tante altre parti d'Italia, ampiamente utilizzate per la cova delle uova di gallina.
  • Un gallo bianco di ceppo autoctono. Notare la coda ben rilevata. Foto di Andrea Mangoni.Venendo ai polli, erano diffuse diverse tipologie di animali. Erano ovviamente presenti polli autoctoni di tipo mediterraneo, a tarsi gialli, cresta semplice (ripiegata nelle femmine) e orecchioni bianchi. Si mostravano alti sui tarsi e con code piuttosto rilevate, molto diversi dall'Italiana Comune Locale tanto propagandata al giorno d'oggi! Erano diffuse numerose colorazioni: bianca, frumento o collo oro, millefiori. Molto apprezzate erano le galline appartenenti alla razza Cuccola, già citata da Mazzon, chiamate qui cenere o capparola e caratterizzate dalla bella colorazione sparviero. Erano inoltre diffusi diversi capi nani, comunemente noti come chichinei e caratterizzati oltre che dalle piccole dimensioni da un'elevata selvaticità ed indipendenza, e da un'ottima attitudine alla cova. Questo le accumunava certamente ad un altra tipologia di gallina, la pepoleta, gallina nana già descritta da Mazzon e utilizzata principalmente come chioccia, spesso dopo averla fatta ubriacare con pane e vino qualora fosse risultata recalcitrante.
Tacchino grigio-rossastro di selezione locale. Foto di Andrea MangoniDi questo mondo rurale, cosa rimane oggi? Ben poco, purtroppo. Ora come ora, le persone che allevano ancora il pollame per uso famigliare sono davvero poche, e quasi tutti hanno in pollaio le medesime tipologie di animali: incroci commerciali a duplice attitudine, ovaiole rosse, qualche tacchino bronzato di taglia grande, al massimo alcune faraone o anatre mute. Esistono ancora però delle famiglie che continuano ad allevare animali appartenenti a ceppi più antichi; in questo caso è ancora possibile vedere emergere le caratteristiche delle vecchie razze autoctone, anche se spesso mascherate o confuse dai continui, inevitabili incroci. Ma purtroppo anche questi animali stanno piano piano svanendo; e quando anche l'ultimo di loro sarà morto, i nostri pollai saranno certamente molto più poveri.
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Una donna nutre polli e tacchini. Foto tratta dal libro Vie di terra, d'acqua, di ferro e d'aria. Racconti e immagini di Camponogara
Bibliografia
Mazzon, I. (1932). Pollicoltura Padovana. Soc. Coop. Tipografica, Padova.
Mazzon, I. (1934). Pollicoltura Padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tip. Antoniana, Padova.
Rocco, L. (2009). Vie di terra, d'acqua, di ferro e d'aria. Racconti e immagini di Camponogara. Coop. Il Plaustro, Prozzolo.
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LETTURE INTERESSANTI

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

bello..... complimenti. Silvano

Andrea Mangoni ha detto...

..Grazie Silvano!

Anonimo ha detto...

Ottima ricerca .-
Sarei interessato a tacchini di razze rustiche e alle anatre mute ancestrali con le coruncole nere .- Grazie

Andrea Mangoni ha detto...

ciao e grazie! per le anatremute ti potrei aiutare direttamente io, ho ancora almeno un maschio e due femmine disponibili; per i tacchini potre metterti in contatto con un allevatore di bronzati dei lessini a pelle gialla.se vuoi, contattami direttamente a info@oryctes.com così ci mettiamo daccordo.