Il Carnevale della Biodiversità - 5- Ai confini della realtà: nicchie estreme

Molte orchidee, come questa Epipactis palustris, occupano nicchie
ecologiche estremamente ristrette. Foto di Andrea Mangoni.
Il concetto di nicchia, lo ammetto, mi stava traendo in inganno. Al leggere il titolo di questo quinto Carnevale della Biodiversità, ospitato stavolta da Andrea Cau di Theropoda, la mente era già partita verso vermoni giganti che vivono vicino alle dorsali oceaniche tra acque caldissime e lava continua; oppure a tanti altri animali che hanno scelto habitat incredibili, e...

Appunto. Habitat. Stavo confondendo i termini habitat e nicchia. Se il primo rappresenta l'ambiente d'elezione di una specie, il secondo invece indica l'insieme di tutte le condizioni fisiche, di rapporti con le risorse ed i predatori, di interazioni con gli altri organismi che la caratterizzano. Vista da questo punto d'osservazione, la cosa si fa di sicuro molto più vasta ed intrigante.

Sì, perchè nel considerare estrema una nicchia non concorrono più solo l'ambiente esclusivo di vita, ma anche tutti i rapporti con il cibo, le prede, i predatori, che l'organismo si trova a vivere. In quest'ottica ovviamente tutto si complica, e ammetto che ho dovuto pensare non poco, a questo punto, per trovare una nicchia che sia davvero estrema. Poi piano piano mi è balenato (è proprio il caso di dirlo!) in mente un animale che non ha mai davvero riscosso le mie simpatie, ma che di certo può vantare una nicchia estrema: il capodoglio (Physeter macrocephalus).

Capodoglio (Physeter macrocephalus).
Foto by Wikipedia.
Il capodoglio è veramente un animale incredibile. Immaginate uno di questi colossi che si sposta nuotando negli oceani e  che si immerga per alimentarsi... Già questa scenetta basta ad offrire spunti sull'enormità della nicchia di questi animali. Parliamo di un cetaceo che abita in quasi tutti gli oceani e mari del mondo, e che  in grado di vivere tanto nelle fredde acque prossime ai circoli polari quanto in quelle calde dei tropici; si immerge fino a 2200 metri, e questo significa che può sopravvivere in un range di pressione compreso tra 0 e 220 atmosfere (!); si nutre di pesci e molluschi, di dimensioni variabili dai pochi decimetri di un merluzzo ai 15 metri di un calamaro gigante. Insomma, la nicchia occupata da questi animali è davvero enorme! 

Sphaerichtis osphromenoides. Foto A. Mangoni

Ci si può prender gioco al contempo delle più note conoscenze riguardanti la fisiologia generale e degli umani intesi quali poveri acquariofili? Sì, ovviamente, e c'è chi ci riesce con dei veri tocchi da maestro. Sto parlando del gourami cioccolata (Sphaerichtys osphromenoides). Questo piccolo pesciolino, non più lungo di 6 cm, non pare abbia mai letto un solo libro di chimica o biologia... altrimenti lo saprebbe, che non si vive in acque con pH di 4.00. Troppo acide! E invece è stato regolarmente trovato in acque con pH variabile da 4.00 a 6.00, apparentemente sempre in buona salute. E' stato rinvenuto pure tanto in acque pulite, correnti, ben ossigenate e fresche, quanto in aque stagnanti con basso tenore di ossigeno, fortemente eutrofizzate, con temperature superiori ai 30°C. L'hanno persino pescato nelle acque di scarico di un allevamento di polli! Ok, con un simile range di  valori chimico-fisici si dovrebbe trattare di un ospite robusto e longevo per i nostri acquari, facile ad acclimatarsi ad ogni situazione, non vi pare? E invece no: acclimatarlo è una sfida, sembra voler morire solo a guardarlo storto. Pare infatti che, se la nicchia della specie è in effetti abbastanza ampia, le capacità di adattamenti delle singole popolazioni o meglio addirittura dei singoli individui siano estremamente scarse.

E qui c'è da specificare una cosa: la nicchia non è una sorta di ente inamovibile che la specie si porta dietro come un fardello. La nicchia ecologica varia al variare della composizione della popolazione globale dell'habitat, e della complessità delle relazioni tra specie che esso comprende. Facciamo un esempio pratico. Elaphe taeniura è un grosso colubride asiatico che si può rinvenire in molti habitat diversi. Tra le sue prede principali vi sono i piccoli mammiferi, ma una sua particolare sottospecie, la E. t. ridley, pare specializzata nel predare principalmente pipistrelli, che cattura con abilità mentre dormono e anche mentre escono dalle grotte in cui vivono, afferrandoli al volo, al crepuscolo. La disponibilita di prede ha reso possibile l'occupazione di una nicchia prima non occupata probabilmente da questi serpenti.

Elaphe taeniura ridley mentre preda un pipistrello nella grotta. Foto tratta da Mongabay.com.

Habitat più ristretto, ma range alimentare vasto, caratterizzano la nicchia ecologica occupata dal piccolo ragno granchio Misumenops nepenthicola. Questo minuscolo aracnide vive esclusivamente all'interno degli ascidi di alcune specie di piante carnivore del genere Nepenthes. Un habitat estremamente ristretto, condiviso con numerose altre specie di invertebrati (come già segnalato in un'altra puntata del Carnevale) ma il suo range alimentare è molto vasto, visto che consta di buona parte degli insetti che possono essere attratti dalla pianta carnivora. In compenso questa sua nicchia ecologica si sovrappone in parte con quella di altri piccoli predatori, come quella di un altro ragno granchio, Thomisus nepenthiphilus, e come quella di alcuni piccoli ditteri micetofilidi del genere Xenoplatyura.

Misumenops nepenthicola. Foto di Thomas Carow tratta da The lazy Lizard's Tale.
Tra gli organismi che invece mostrano, come i capodogli, nicchie veramente molto vaste, non dimentichiamoci poi... di noi! L'uomo rappresenta da un lato una specie con una nicchia enorme, caratterizzata da una diffusione geografica spettacolarmente ampia, con un range alimentare vastissimo, un incredibile numero di prede ed un ancor più spettacolare novero di predatori, dai coccodrilli agli squali ed alle zanzare. D'altro canto però siamo pure degli straordinari habitat comprendenti le nicchie ecologiche di centinaia di specie; vogliamo parlare dei batteri simbionti che vivono nel nostro corpo? Rileggetevi l'articolo scritto da Continuo proceso de cambio per la prima edizione del Carnevale della Biodiversità: c'è da restare basiti! Tra i nostri "ospiti" uno di quelli che mi da sempre più da pensare è la comune piattola (Pthirus pubis). Questo piccolo pidocchio vive esclusivamente sul pube dell'uomo, succhiando il sangue e provocando intensi pruriti. A volte, ma solo quando è in condizioni di sovrappopolamento, si sposta su petto e ascelle, ma il suo sogno segreto rimane sempre quello: arrivare al nostro cavallo. Direi che un artropode i cui bisogni siano compresi tutti quasi esclusivamente all'interno delle nostre mutande ha senz'altro occupato una nicchia che può dirsi a tutti gli effetti estrema.

Ma c'è una nicchia più estrema ancora? Sì, e ce l'ha rivelata ancora una volta Lisa Signorile qualche giorno fa. Sto parlando delle specie che si ritrovano loro malgrado nelle mutande dei trafficanti di animali... e no, la povera Pthirus pubis stavolta (purtroppo) non centra nulla.

Al prossimo Carnevale!

Bibliografia

Beaver, R.A. (1979). "Fauna and food webs of pitcher plants in west Malaysia", in Malayan Nature Journal, 33:1-10.
Link, H. (1991). Labirinth Fish - The bubble-nest builders. Tetra, Melle.

Ricklefs, R. E. (1999). L'economia della natura. Zanichelli, Bologna.


Piattola (Pthirus pubis). Foto tratta da Wikipedia.

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