Orto antico - Il melone rospo o satra

Melone rospo. Foto di Andrea Mangoni.
Da tempo speravo di avere l'occasione di coltivarlo, ma non ero mai riuscito a trovarlo. Lo scorso anno invece l'amico Angelo Passalacqua de Gli amici dell'orto mi aveva fatto dono di alcuni semi provenienti dai suoi esemplari. Così anch'io, finalmente, sono riuscito a veder crescere nel mio orto una pianta davvero particolare: il melone rospo.

Il melone rospo, anche se a causa del suo aspetto ricorda una zucca, è in realtà un vero e proprio melone, appartenente al gruppo dei cantalupi (Cucumis melo gruppo cantalupensis). È rotondeggiante, leggermente schiacciato ai poli, con evidenti costolature; ma il suo nome peculiare si deve alla buccia, ricca di gibbosità ed escrescenze, che ricorda vagamente la pelle del poco avvenente anfibio.

Il melone rospo visto da sotto (a sinistra) e da sopra (a destra). Foto Andrea Mangoni.

In verità la buccia dei frutti prodotti dalla mia pianta era sì rugosa, ma non eccessivamente ricoperta di
escrescenze. Forse un influenza del terreno e delle condizioni di coltura? Non saprei dirlo. Certo è che le caratteristiche peculiari del melone rospo o melone satra erano ben note nei secoli scorsi, tanto che Filippo Re ne parla nella sua opera “L’ortolano dirozzato”, affermando: 
“[…] la superficie […] è coperta di bernoccoli. I Bolognesi la dicono Rospa. La Polpa è la migliore di tutte le specie di Poponi”.
Del resto i meloni erano apprezzati da lunghissimo tempo in italia, e anche nella Venezia del '600 figuravano tra gli ortaggi coltivati dagli ortolani che rifornivano la città lagunare. Chissà se meloni cantalupi simili al rospo erano diffusi anche a Venezia?
Proprio a causa del suo aspetto e della sua presunta eccellenza qualitativa mi ero deciso a cercarlo. Non si tratta però di una varietà comune, pare fosse diffuso nella zona compresa tra Mantova, Modena e Bologna. Tra gli altri nomi figurano anche melone satra e melone zatta, anche se oggi con il secondo termine si intende una varietà differente, meno costoluta e con pochissime escrescenze.

Varie fasi della crescita del melone rospo: dalle prime foglie ai frutti in via di sviluppo. Foto Andrea Mangoni

Ho seminato in vaso i meloni la prima settimana di maggio, e le piantine sono spuntate il 17 dello stesso mese. Il trapianto in piena terra è avvenuto il 9 giugno, e due settimane dopo la pianta era piena di fiori. I frutticini formatisi, però, abbastanza numerosi, hanno visto un fenomeno di cascola piuttosto diffuso. Alla fine si sono salvati solo due meloni, il più precoce dei quali è stato raccolto l'11 agosto. Il peso, forse sempre a causa dell'annata particolarmente poco piovosa, è stato di soli 658 grammi. Il prossimo anno pianterò se possibile un numero superiore di piante e tenterò di far crescere i loro tralci sopra uno strato di ramaglie, come consigliato da Fukuoka, per evitare che i frutti possano marcire a contatto col terreno. 
Ed ecco come si presentava il "rospo" una volta aperto:

Il melone rospo aperto... Foto Andrea Mangoni.
Come si può notare la buccia non era troppo spessa. I semi, ben numerosi, non erano troppo strettamente aderenti alla polpa, che risultava molto profumata. 
Per quanto riguarda il sapore, il "rospo" differisce nettamente dai meloni che sono abituato a mangiare. La polpa è soda, e il sapore particolarmente intenso, non troppo dolce, ben sapido. Non ho trovato la leggera nota piccante indicata da alcuni. Come è stato consumato?

...e il suo utilizzo in tavola. Foto Andrea Mangoni. 
Il melone rospo, tagliato a fettine e sbucciato, è stato servito come antipasto in un memorabile pranzetto estivo assieme ai fichi di uno degli alberi della mia campagna (non ne conosco la varietà, ma sono davvero buoni) e ad un buon prosciutto crudo locale, ben saporito. Un trinomio vincente!

Il prossimo anno, spinto dalla curiosità, proverò invece a seminare una varietà apparentemente simile, sempre dono di Angelo Passalacqua, il melone zatta. Nel frattempo conserverò tutti i semi prodotti da questo e dall'altro frutto presente sulla pianta. ATTENZIONE! Nonostante io non abbia coltivato nel mio orto altre varietà di melone, non posso escludere che la pianta non possa esser stata fecondata da polline proveniente da piante coltivate negli orti dei miei vicini, distanti alcune decine di metri. Nonostante la presenza di siepi e altri ostacoli, non posso garantire al 100% la purezza genetica della varietà. Chi fosse interessato a tentarne la coltivazione può contattarmi a info@oryctes.com, o consultare le disponibilità globali di semi visibili sul blog de Gli amici dell'orto in autunno. 
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PER SAPERNE DI PIU'


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