In questi giorni ho avuto modo di leggere una notizia davvero molto bella, interessante, e quando l'ho sentita non ho potuto fare a meno di pensare a un racconto (successivamente trasformato in cortometraggio, vincitore anche del premio Oscar) chiamato "L'uomo che piantava gli alberi", di Jean Giono. Vi prego, prima di proseguire regalatevi una mezz'ora di tempo e fermatevi a guardare questo gioiello. 



Giono affermò di non essersi mai ispirato a nessuno per la figura del protagonista, Bouffier, e che l'intera storia era inventata. 

Ma si sbagliava, perché la storia non era inventata, era solo... antesignana di qualcosa che sarebbe dovuto accadere in un differente altroquando. 

Il protagonista di questa storia non si chiama Elzéard Bouffier, ma Paolo Lugari, figlio di emigranti italiani, colombiano. Lugari ha preso una terra desertica e ne ha fatto scorrere di nuovo i fiumi sopiti, ha preso una valle polverosa e l'ha trasformata in foresta pluviale, è tornato a dare verde, cibo, terra e speranza a persone che
La bisnonna di Simone Agnelli con un bel gruppo di  polli locali negli anni '40 del secolo scorso. Si notano delle galline simili all'antica Brianzola. Foto per cortesia di Simone Agnelli.

Nei giorni scorsi ho ricevuto da Simone Agnelli, un mio conoscente su Facebook, una serie di foto raffiguranti degli animali domestici e scattate a Nuvolera (Molinetto di Mazzano) in provincia di Brescia tra il  1920 e il 1945. Assieme alle foto, alcune delle quali davvero splendide e ricche di informazioni avicole, che troverete meglio descritte in questo post su Archivio Storico di Avicoltura, Simone mi ha anche inviato alcune interessanti annotazioni sull'allevamento tradizionale degli avicoli in questa zona della Lombardia.

L’alimentazione dei polli avveniva tramite granasì (spezzato di mais) ed impastat (una zuppa di pane raffermo, crusca, farina e tritello). Gli animali erano spesso alloggiati in una struttura tipica, el purcil-poner, una casetta di due micro stanze sovrapposte: sotto si trovava la porcilaia, sopra invece il ricovero per i volatili che vi accedevano tramite una scaletta in legno.
Tra i predatori, molto temute erano le faine e le poiane che spesso compivano vere e proprie razzie. Un problema ricorrente erano i parassiti (pipiulì) che
Foto per gentile concessione di Simone Agnelli. 
Quando ho visto questa foto, su Facebook, ho saputo che DOVEVO pubblicarla. Si tratta di un'immagine infatti che esprime meglio di mille parole lo spirito di molti post di questo blog, oltre a simboleggiare quello che abbiamo tra le mani quando alleviamo un'antica razza italiana.


Allevando le nostre antiche razze, ereditiamo lo spirito e le conoscenze di generazioni di persone che hanno contribuito a selezionarle, anno dopo anno, decennio dopo decennio, secolo dopo secolo. Ereditiamo gli sforzi e i sacrifici fatti per garantire ai propri figli una vita migliore, ereditiamo le loro radici culturali, ereditiamo il loro legame con la Terra.
Attraverso i nostri animali ci mettiamo in sintonia con un mondo rurale che il tempo ha snaturato, portando sì miglioramenti evidenti nelle nostre vite quotidiane (non staremmo qui a scrivere o a leggere da uno schermo di computer, ad esempio) ma eliminando purtroppo anche tutti i valori, i riti e le tradizioni legate a questo universo che un tempo permetteva alle persone di essere consci, a volte anche dolorosamente, di cosa significasse portare il cibo in tavola. 
Allevando le vecchie razze dei nostri animali domestici ci avviciniamo a quegli esseri straordinari che hanno garantito la sopravvivenza alle nostre famiglie per tanto tempo, che hanno ispirato poesie e opere letterarie, quadri e dipinti. 

Da parte mia continuerò a condividere sempre con voi esperienze, passioni e notizie. cercherò di offrirvi sempre uno sguardo sul passato allo scopo di portarvelo vicino e di aiutarvi nelle vostre scelte. Anche per questo è nato il blog Archivio Storico d'Avicoltura, per raccogliere col tempo informazioni sulle nostre razze autoctone e permettere a chiunque di avere un'informazione corretta e di non farsi raggirare da informazioni commerciali fraudolente o poco veritiere.

Continuate ad allevare le nostre antiche razze autoctone; continuate a coltivare le nostre vecchie varietà di frutta e ortaggi. Raccogliete il passato per traghettarlo verso quel futuro che vorremmo differente per i nostri figli, più lontano dalla povertà di un tempo ma più vicino al rapporto con la Natura e ai valori di allora. 

Un grande saluto a tutti. 

Questa luna è per Pietro. Foto di Andrea Mangoni.
La luna piena sorge enorme dietro i pioppi lontani. I pulcini nati sotto durante l'ascensione della luna  crescono più forti e vigorosi. 

Chiunque abbia avuto modo di conoscere il mondo contadino di una volta, in qualunque regione, sa che c'erano (e ci sono ancora) una serie di riti quasi al confine della magia per far incubare le uova, che comprendevano giorni nefasti, periodi favorevoli, attrezzi o manufatti speciali da mettere nel nido per proteggere la covata o favorire lo sviluppo dei pulcini. Moltissimi di questi riti sono poco più che superstizioni, ma ce ne sono alcuni che vale la pena di considerare, in particolar modo quelli legati alle fasi della luna. I vecchi contadini infatti
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Ciclamini sotto la neve...

Scrivere forse porta bene. Poche settimane dopo questo post, infatti, le piogge hanno iniziato a scorrere, imbibendo la terra e fecondandola, riempiendo i fossati e restituendo la vita a corsi d'acque vuoti da due anni. E due giorni fa, a suggellare il matrimonio tra acqua e terra, è arrivata la neve, e come un talamo nuziale. ha coperto tutto, lasciando comunque che la vita potesse spuntare tra le sue coltri. 

Nel giardino, i ciclamini fioriti sembrano gocce di sangue che macchiano la neve candida. Sembra di tornare bambini e di riascoltare ancora le parole della maestra e la favola del sangue del cerbiatto, ferito dal cacciatore, che si trasforma in fiore. 

...come gocce di sangue sul manto candido.

Nella campagna la neve non è riuscita a coprire tutto. Le piante di grano sono nate da sole la scorsa estate, sfuggendo alla trebbiatura, quasi come un'evocazione
Maschio di drillo di Bioko (Mandrillus leucophaeus poensis). Foto di Justin Jay, fonte The Drill Project.

Oggi, anniversario della nascita di Charles Darwin, in molti nel mondo ricorderanno la sua opera e le sue geniali intuizioni. Molti magari penseranno al suo viaggio sul Beagle, a quanto visto intorno al mondo, o a quella fucina di biodiversità che sono le Galapagos. Già, perché le isole, continenti in miniatura isolati dal mare in cui la distanza dalla terraferma agisce come spinta evolutiva massimizzando in molti casi la capacità degli organismi di dare origine a nuovi taxa per speciazione. L'isola come fucina di biodiversità, l'isola come avamposto delle nuove forme di vita. Ecco quindi l'ottava edizione del Carnevale della Biodiversità, ospitato questa volta da Leucophaea (dove troverete l'elenco dei post): L'isola che c'è.
E se l'isola, invece, non ci fosse più? Proprio per le loro straordinarie caratteristiche, le isole sono ambienti sì unici ma anche straordinariamente fragili, come dimostra la storia della loro colonizzazione. 

Pensiamo alla fauna e alla flora di tante isole dell'Oceano Indiano o dell'Oceania, pensiamo al Dodo, e alla sua estinzione, o all'introduzione nelle Hawaii di organismi altamente distruttivi come ratti, gatti e manguste, e capiremo come le isole possano perdere le loro
Recentemente la ditta Borotto ha ampliato la gamma delle incubatrici della serie Real, introducendo la macchina più piccola della serie, la Real 12.
L'incubatrice si presenta simile nell'aspetto alle "cugine" più grandi, la Real 49 e la Real 24, di cui ha tutte le caratteristiche: un corpo robusto e compatto, costruito con plastica solida e spessa ad uso alimentare; un efficiente motorino girauova che ruota di 90° gli alveoli portauovo 6 volte al giorno; la possibilità di rabboccare l'acqua tramite vaschette poste all'esterno dell'incubatrice (cosa comodissima che evita di dover aprire tutte le volte il coperchio) e degli speciali alveoli portauovo brevettati in grado di portare ciascuno o un uovo di gallina, tacchino o simili oppure 4 uova di quaglia. In totale dunque la sua capacità è di 12 uova di grande taglia e di 48 uova di piccola taglia. L'aria riscaldata dalla resistenza posta sul coperchio viene spinta dalla ventola lateralmente contro le pareti, migliorando così la coibentazione della macchina. La macchina è stata fatta lavorare in una stanza la cui temperatura era solamente di 17°C, ciononostante non ci sono stati problemi di sorta. purtroppo per motivi tecnici mi è stato impossibile procurarmi solo uova fresche, e alcune di quelle impiegate avevano atteso un mese prima di essere incubate.


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Il risultato è stato comunque molto incoraggiante: su 12 uova 2 sono risultate non feconde, 2 hanno visto la morte dell'embrione nei primi stadi di sviluppo e ben 8 sono arrivate a schiudere, tra cui una che aveva atteso circa 25 giorni. Prossimamente mi ripropongo di testarla nuovamente a temperature ambientali più alte, e con uova vecchie di al massimo una settimana, per vedere l'effetto sul tasso di schiusa. Se le prestazioni saranno paragonabili a quelle della Real 49, potrò attendermi una media di pulcini nati attorno al 90% o superiore.
Potete vedere tutta la cronaca di questa prima incubata, speratura e schiusa comprese, nel video qui sotto.
Per concludere, la Real 12 ha dimostrato di essere ad un primo sguardo un'ottima incubatrice, robusta ed affidabile, ottima per piccole esigenze di schiusa e quindi adatta anche a selezionatori o a famiglie e scuole che intendano mostrare il miracolo della nascita di un pulcino a dei bambini. Personalmente mi sento di consigliarla senza riserve. A presto!


Un incrocio particolare: gallo di Polverara (sinistra) con gallina Black Jersey Giant (destra). Come tornare ad avere delle Polverara pure o quasi?

Un lettore del blog, Carlo, mi ha raccontato di avere dei capi di gallina Leccese, ma di non essere in grado per ora di avere un maschio. Vorrebbe quindi produrre intanto degli ibridi, nella speranza di poter tornare poi alla razza pura. Ma come fare? La soluzione esiste, e si chiama incrocio per sostituzione o continuato.

Ogni volta che incrociamo due differenti razze, i genitori (generazione parentale) producono una prole caratterizzata dall'avere metà del patrimonio genetico della razza materna e metà di quello della razza paterna. La prole viene detta in genere generazione F1. Quindi, facendo un esempio concreto, immaginiamo di incrociare