Guest post - Gli animali che sfruttano l'energia solare, di Daniela Di Pietro (PVcompare.net).

Con questo post il blog inaugura un nuovo filone, quello dei "Guest Post": articoli cioè scritti da altri blogger o autori, in linea con gli argomenti di questo sito. 
Se desiderate pubblicare un articolo nel blog, inviate il vostro materiale inedito a info@oryctes.com, testi e foto. Le immagini devono essere vostre, o di pubblico dominio, ridimensionate in modo da essere larghe 400 pxl. Gli argomenti? Biodiversità, entomologia, avicoltura, orticoltura: insomma, tutti i campi trattati da questo blog. 
Il primo articolo è quello di Daniela Di Pietro di PVcompare.net, dedicato agli animali che sfruttano l'energia solare per sopravvivere.

Animali fotovoltaici, un accostamento apparentemente impossibile ma che recenti studi sembrano confermare.

Fin dai primi anni nei quali iniziamo a studiare scienze naturali a scuola ci viene insegnato che la fotosintesi é un processo chimico reso possibile grazie alla luce che permette la vita del mondo vegetale. Infatti durante la
fotosintesi clorofilliana sei molecole di anidride carbonica e sei molecole di acqua vengono convertite in una molecola di glucosio, zucchero questo fondamentale per la vita delle piante. A rendere possibile questa trasformazione di anidride carbonica e acqua in glucosio é l’energia proveniente dalla luce che viene catturata per mezzo di un pigmento, chiamato clorofilla, che fornisce la tipica colorazione verde alle piante che utilizzano tale metodo di sostentamento.

Nelle piante il procedimento della fotosintesi avviene in degli organuli chiamati cloroplasti che non troviamo presenti negli animali. Per questo si é sempre esclusa la possibilità che gli animali utilizzassero il processo della fotosintesi clorofilliana per produrre zuccheri.

Recenti studi stanno dimostrando invece che la fotosintesi clorofilliana viene utilizzata anche dal regno animale.

Il mollusco opistobranco Elysia, capace di "catturare" cloroplasti dal cibo ingerito.

Esistono infatti delle lumache marine del genere Elysia le quali sono in grado di perforare con la lingua, propriamente chiamata “radula”, le cellule delle alghe e di succhiarne il contenuto. Questo una volta ingerito finisce nel tratto digerente della lumaca che é ramificato in tutto il corpo della stessa. Il contenuto delle cellule viene quindi selezionato e in particolare i cloroplasti al posto di essere digeriti vengono catturati in speciali cellule seminate lungo il tratto digestivo e qui continuano a sopravvivere producendo zuccheri grazie all’energia che ricevono dal sole. In questo modo le lumache sono in grado si sopravvivere anche dieci mesi senza bisogno di ulteriore cibo, sfruttando appunto gli zuccheri che le vengono forniti grazie al procedimento di fotosintesi clorofilliana.

Gli afidi producono carotenoidi?

Ma non finisce qui, un team di ricercatori francesi del Sophia Agrobiotech Institute hanno dimostrato che gli afidi producono carotenoidi e che la quantità di carotenoidi che viene da questi prodotta varia in base alla quantità di luce solare ricevuta nel corso del periodo di osservazione. Questo lascia indurre che questi insetti siano in grado di convertire direttamente la luce solare in energia con un qualche tipo di processo fotosintetico.

Fin qui però abbiamo visto animali che utilizzano il procedimento chimico fotosintetico per produrre zuccheri ma non per produrre energia elettrica, cuore questa del processo fotovoltaico. Esiste una vespa, esattamente la Vespa orientalis, che si caratterizza per l’abitudine di lavorare nelle ore più calde della giornata quando gli altri animali invece solitamente non sono attivi. Ebbene il professor Jacob Ishay dell’Università di Tel Aviv ha scoperto che esponendo alla luce i corpi delle vespe sia anestetizzate che morte, si producono delle micro tensioni elettriche, dell’ordine di qualche centinaio di millivolt. Ulteriori test hanno poi dimostrato che le vespe anestetizzate si risvegliavano prima se irradiate con luce ultravioletta.

Pare che alcune vespe possano ottenere enrgia dall'esposizione allo spettro luminoso.

Successivi studi hanno infine dimostrato come nelle vespe orientali esistano delle fasce gialle addominali che contengono un pigmento chiamato xantopterina che é in grado di catturare l’energia solare, esattamente come la clorofilla nelle piante. Da qui la scoperta che nelle vespe tale pigmento consente di fornire all'animale un plus energetico, quasi un turbo, in grado di renderlo più produttivo consentendo loro di eliminare il calore proveniente dalla luce attraverso particolari pompe di calore che raffreddano il corpo. Tuttavia i meccanismi precisi di come avvenga il procedimento in questi animali fotovoltaici sono ancora in fase di studio, ma gli scenari che si aprono sono interessanti soprattutto nell'ottica di individuare un animale che possa essere in grado di nutrirsi in futuro grazie alla luce del sole risolvendo il problema della scarsità di cibo nel mondo.

Articolo scritto da PVcompare.net

*****
LETTURE CONSIGLIATE
. .

0 commenti: